The dialogical view in the argumentation of Minucius Felix’s Octavius
294 p.
Thèse de doctorat: Università della Svizzera italiana, 2013 (jury note: Magna cum laude)
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Italian
…ἕτοιμοι ἀεὶ πρὸς ἀπολογίαν παντὶ τῷ αἰτοῦντι ὑμᾶς λόγον περὶ τῆς ἐν ὑμῖν ἐλπίδος ἀλλὰ μετὰ πραΰτητος… (1Pt. 3,15-16) The choice of language used by the author of Peter’s First letter contains some important elements for people who like to investigate the nature and the forms of Christian argument. The lexeme ἀπολογίαν, for example, refers at first, to the context of judicial debates "where questioning and self-defense speech are held ," but the term actually assumes, in the biblical text, the deepest values of announcement and testimonial evidence. The acceptance of the forms of juridical subject by the Christians thus becomes an opportunity to talk about themselves and to announce the fundamentals of their faith. The adjective παντὶ suggests a broad interpretation of the term apology, it allows you to cross the space borders of courtroom and evoke a communicative dimension where everyone is the way ask for the foundation of the Christian's expectation. By the reading of these first two terms emerges a figure of believers characterized by their willingness to seize every opportunity to declare and testify arguing. The noun λόγον used to indicate the type of evidence that can be requested to Christian to defend his positions, embodies the concept of argumentum as a ratio and it is an expression of a cultural context that gave the reasoning a fundamental value to understand the world and the existence. Παντι and λόγον create a scenery marked by the passion of argument and draw nearer the Christian argumentation to the climate of a critical discussion led by reasonable interlocutors where everyone is free to advanceor criticise for all in advancing a thesis or question and where there is the obligation to defende it. The semantic structure of πραΰτητος, finally, pointing the way in which the Christian adduces evidence to his thesis refers to the spiritual dimension of suavis characterizing the action as argumentative action aimed at persuasion. The Scriptural passage includes another aspect theoretically relevant: the argument arises as a balance between the announcement of veritas and the need to communicate with each other, just in this search for balance and passion argumentative aspects of interest of Minucius Felix Octavius lie.The decision to announce the fundamentals of the Christian faith through the argument was based on Minucius’s belief that the Christian truth was able to "understand and to be understood" The choice of argument then is to agree to deal with each other, catch the provocation that could have come from the pagan world where it was stated, search rules and shared values. The effort to create a space to welcome the other in the Christian veritas distinguishes Minucius’s apology in line with that of Justin, Athenagoras and the attitude of all those who, beyond the historical periods, wanted to meet each other and open up to him seeking every opportunity to argue. On the basis of this willingness to argue it is possible to reshape the landscape of ancient Christian literature finding in it a double direction: one argumentative and missionary one and the other didactic. The debater is the person who recognizes the value of the other and this attitude appears as the course of a karstic river whenever Christianity comes out by itself and touches the "world," and when this need returns, the argumentative pattern of Minucius apology returns too. In this analysis of Octavius I have tried to enter the nature of Minucius’s argument, including how it is achieved through the proclamation of Christian truth to another. This meant to grasp the novelty of the Octavius’s discourse, his being genus novum, not framed within the traditional literary categories, but detectable in argumentative forms shaped by the commitment, the desire to touch the lives of the recipient of his message and involve him completely. The argument in Octavius becomes theology, devoted to the announcement and the call to conversion.The study of the work has developed in four chapters: the first chapter has introduced the author and the work in relation to their cultural context, the reconstruction and analysis of the argumentative structure accompanied by the examination of inferential patterns have been in the second chapter, in the third one some arguments advanced by the two speakers in terms of effectiveness have been analyzed by classical categories of interpretation. The fourth chapter has been devoted to the analysis of argumentative discourse of Paul in Athens, and the examination of the relationship between persuasion-conversion and argument, carried out with the tools offered by social psychology and classical rhetoric. In the pages of conclusion the data emerged from the analysis have been compared with the purposes of the dissertation and it has been considered the professional impact of research.
…ἕτοιμοι ἀεὶ πρὸς ἀπολογίαν παντὶ τῷ αἰτοῦντι ὑμᾶς λόγον περὶ τῆς ἐν ὑμῖν ἐλπίδος ἀλλὰ μετὰ πραΰτητος… (1Pt. 3,15-16) Nei termini usati dall’autore della prima lettera di Pietro è possibile reperire indicazioni di notevole importanza per chi voglia indagare la natura e le modalità dell’argomentazione cristiana. Il lessema ἀπολογίαν, per esempio, rimanda, in prima istanza, al contesto dei dibattimenti giudiziari “dove c’è interrogatorio e discorso di autodifesa,” ma il termine in realtà assume, nel testo biblico, i valori più profondi di annuncio e testimonianza. L’accettazione delle modalità dell’argomentazione giuridica, da parte del cristiano, diventa, così, occasione per parlare di sé e per annunciare i fondamenti della propria fede. L’aggettivo παντὶ suggerisce una lettura ampia del termine apologia, esso permette di varcare i confini spaziali delle aule giudiziarie e di evocare una dimensione comunicativa nella quale a chiunque viene lasciata la possibilità di chiedere al cristiano il fondamento della propria speranza. Dalla lettura di questi primi due termini emerge una figura di credente caratterizzata dalla disponibilità a cogliere qualsiasi occasione per annunciare e testimoniare argomentando. Il sostantivo λόγον, usato per indicare il genere di prova che può essere richiesto al cristiano per difendere le sue posizioni, incarna il concetto di argumentum come ratio e risulta espressione di un contesto culturale che attribuiva al ragionamento un valore fondante per capire il mondo e l’esistenza. Παντὶ e λόγον creano, quindi, uno scenario improntato alla passione argomentativa e avvicinano l’argomentazione cristiana al clima di una discussione critica condotta da interlocutori ragionevoli, dove vi è libertà per tutti nell’avanzare o mettere in dubbio una tesi e dove vige l’obbligo della difesa di essa. La struttura semantica di πραΰτητος, infine, indicando il modo nel quale il cristiano adduce prove alla sua tesi rimanda alla dimensione spirituale di suavis, caratterizzando l’azione argomentativa come azione volta alla persuasione. Il passo scritturale ha in sé un altro aspetto teoreticamente rilevante: l’argomentare si pone come equilibrio tra l’annuncio della veritas e l’esigenza di comunicare con l’altro; proprio in questa ricerca di equilibrio e nella passione argomentativa risiedono gli aspetti di maggiore interesse dell’Octavius di Minucio Felice. La decisione di annunciare i fondamenti della fede cristiana attraverso l’argomentazione riposava sulla convinzione di Minucio che la verità cristiana fosse in grado di “comprendere l’altro e di potere dall’altro essere compresa.” La scelta di argomentare, quindi, significa accettare di confrontarsi con l’altro, cogliere la provocazione che poteva provenire dal mondo pagano al quale si annunciava, ricercare regole e valori condivisi. Lo sforzo di creare uno spazio per accogliere l’altro dentro la veritas cristiana contraddistingue l’apologia di Minucio in sintonia con quella di Giustino, di Atenagora e con l’atteggiamento di tutti coloro i quali, al di là delle epoche storiche, hanno voluto incontrare l’altro e aprirsi a lui ricercando ogni occasione per argomentare. Sulla base di questa disponibilità ad argomentare è possibile ridisegnare il panorama della letteratura cristiana antica individuando in essa un duplice orientamento: uno argomentativo e missionario l’altro didattico. L’argomentatore è chi riconosce il valore dell’altro e questo atteggiamento riemerge come il percorso di un fiume carsico tutte le volte che il cristianesimo esce da sé ed entra in rapporto con il “mondo,” e quando ritorna questa esigenza ritorna il modello di apologia argomentativa di Minucio. In questa analisi dell’ Octavius si è cercato di entrare nella natura dell’argomentazione di Minucio Felice, comprendendo come attraverso di essa si sia realizzato l’annuncio della verità cristiana all’altro. Questo ha significato cogliere la novità del discorso dell’Octavius, il suo essere genus novum, non inquadrabile dentro le categorie letterarie tradizionali, ma individuabile nelle forme plasmate dall’impegno argomentativo, dalla volontà di toccare l’esistenza del destinatario del suo messaggio e di coinvolgerlo totalmente. L’argomentazione nell’Octavius si fa teologia, votata all’annuncio e alla chiamata alla conversione. Lo studio dell’opera si è sviluppato in quattro capitoli: nel primo capitolo sono stati presentati l’Autore e l’opera in relazione con il loro contesto culturale, mentre la ricostruzione e l’analisi della struttura argomentativa accompagnata dalla disamina degli schemi inferenziali è stata proposta nel secondo capitolo, nel terzo sono stati analizzati con categorie interpretative classiche alcuni argomenti avanzati dai due oratori sotto il profilo della efficacia. All’analisi argomentativa del discorso di Paolo ad Atene, e all’esame del rapporto tra conversione, persuasione e argomentazione condotto con gli strumenti offerti dalla psicologia sociale e dalla retorica classica è stato dedicato il quarto capitolo. Nelle pagine della conclusione sono state confrontate le finalità della dissertazione con i dati emersi dall’analisi e si sono prospettate le ricadute professionali della ricerca.
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